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«Quel giorno, al suo concerto, l'ho adorato. Mi sono divertita da pazzi, come lui aveva espressamente richiesto al pubblico appena salito sul palco. Ho pianto e riso, a volte sotto l'architrave della stessa melodia. Ho sentito una connessione unica e inequivocabile con persone che non avevo mai visto prima, i miei compagni di auditorio, e che non ho mai più rivisto dopo.» In queste pagine l'autrice rende omaggio a Ezio Bosso, l'illustre direttore d'orchestra scomparso nel maggio del 2020 a soli quarantotto anni. Un racconto scritto sull'onda della commozione e dei ricordi che ripercorre la vita del musicista per celebrare, con discrezione e riverenza, il grande lascito di un uomo famoso non solo per la sua arte, ma anche e soprattutto per la sua levatura morale. Un Maestro amato per la sua anima sensibile, gentile e pura, nonostante l'incombere della malattia neurodegenerativa che lo affliggeva da anni. Appassionata, ma sempre misurata, Elena D'Ambrogio Navone ha voluto condividere con i lettori la sua personale interpretazione del mondo di Ezio Bosso, che lui ha tradotto in musica. E ne ha esplorato l'aspetto più intimo e familiare, senza sconfinare nel privato, sotto forma di testimonianze, aneddoti e trasposizioni letterarie. Una carrellata di suggestioni che lasciano in chi legge non solo meravigliosi ricordi, ma un senso di presenza continua, come il silenzio, come la musica. Perché, malgrado l'improvvisa uscita di scena, un essere umano dalla radiosità dirompente come Bosso non cessa mai di vivere davvero.