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Apparentemente asettiche, le poesie di Lana Martis sono un pugno nello stomaco. Apparentemente asettiche perché nella loro perfetta linearità sembrano scolpite sulla pagina, ma con talmente tanta devozione verso il loro significato che il solco che le traccia e le compone risulta scavato a grida e lacrime di un animo che le ha marchiate sulla pelle. Tutto questo, eppure, ci arriva con una pulizia del verso che quasi sconvolge perché ci si chiede come possa tanta emozionalità essere racchiusa in parole scelte con cura, brevi, efficaci, una manciata di senso dall'impossibile casualità, che ferisce chi legge - negli occhi, nell'udito, nell'animo - ma per la loro bellezza, per la vividezza così carnale ed umana, per quella tenerezza che soggiace ad alcuni momenti di intenso lirismo.