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Essendo nata nella fattoria dei miei genitori, ho sempre nutrito una grande passione per la natura e gli animali. Il mio sogno più grande, fin da bambina, è sempre stato quello di fare l'agricoltrice, seguendo le orme dei miei nonni e dei miei genitori, prima di me. Purtroppo l'avvento di questa patologia, esattamente nei primi anni dell'adolescenza, mi ha costretto a cambiare rotta, spesso e in diversi casi. Molte abitudini e prospettive di vita sono andate modificandosi. Mi sono sentita isolata, diversa, poco considerata e talvolta presa in giro. Eppure, malgrado tutto, non mi sono mai data per vinta. Ho sempre cercato di andare avanti a testa alta, e ciò che mi ha permesso di farlo è stato sognare. Sognare a occhi aperti, sognare e sperare in un futuro differente, che sapevo in realtà irraggiungibile ma, che in quegli anni difficili, mi ha davvero aiutata ad affrontare la vita reale con occhi diversi, sognanti, che volevano soltanto guardare oltre, un po' più in là. "Continuavo a guardare l'orologio appeso al muro. In quel camerino piccolo, candido e pieno di macchinari complessi, pensando alla scuola. Continuavo a chiedere quando sarei potuta andare a casa e quando avrei potuto tornare in classe, con i miei compagni. Non ho mai desiderato così tanto come allora, andare a scuola, a qualunque costo. Sembrare o essere, una ragazzina normale, come tutte le altre." (estratto dal libro, parte iniziale capitolo 2, L'ospedale)