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La rievocazione sofferta, talvolta ironica, ma senz'altro lucida di una infanzia e una giovinezza passate tra l'imbarazzo delle proprie origini e la voglia di partecipare ai cambiamenti portati dalla contestazione del '68. Vestire spesso capi d'abbigliamento ricevuti da parenti più abbienti e non adatti a un'adolescente riflette l'abito sociale che la protagonista indossa, ma che le sta stretto, evocando in lei la sensazione di essere sempre fuori posto... come se fosse stata catapultata in un tempo non suo. Il matrimonio, caratterizzato da un abito rosso, scelta attuata in barba alle convenzioni dell'epoca, palesa la sua natura, salvo poi evocare ironia e ilarità riguardando quelle foto che, nei colori, l'assimilavano al sacerdote officiante. La scelta difficile e affatto scontata di continuare gli studi interrotti, il raggiungimento della consapevolezza e del fatto che sulle donne che la circondano il '68 non ha impresso nessun cambiamento. Lei, invece, fin da piccola, è l'emblema della donna desiderosa di essere considerata una persona con propri desideri, non come un'ancella di uomini immaturi da servire e riverire. Un viaggio nell'anima di una donna che ha lottato con tutta se stessa per affermare il proprio posto nel mondo salvo poi considerare amaramente in età matura che alla fine siamo tutti bloccati in una "immobilità dinamica"...
