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Il palcoscenico mette le ali e si lancia nell'infinito. Forse per la prima volta il teatro simula un viaggio interstellare, per negare se stesso e l'illusione su cui ha fondato per secoli la propria esistenza. Il fondamento di questo sogno è la rigenerazione dell'umano in un pianeta lontano anni luce dove sia possibile la vita fondata sulla Verità e non sulla finzione, sconosciuto alle insidie che portarono la Terra all'autodistruzione. Come sospesi in un purgatorio dantesco, i personaggi si raccontano con schiettezza e con altrettanta naturalezza dibattono di scienza e filosofia, cercando di plasmare - almeno nella loro mente - l'uomo nuovo. Il grande addio riesce nell'ambizioso obiettivo di mettere le ali al palcoscenico e lanciarlo in un viaggio interstellare, che finisce per essere un viaggio all'interno dell'animo umano, di cui vengono scandagliate debolezze e virtù e messe in dubbio certezze che si credevano inossidabili, aprendo uno spiraglio a nuovi e immaginifici futuri.