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"Mia madre sorrideva spesso, un sorriso che le riempiva le guance e la ringiovaniva di vent'anni. Mia madre aveva gli occhi luminosi e contenti, non gonfi ed incavati. Mia madre mi rispettava, rispettava le mie idee, rispettava le mie scelte. Mia madre era bella e mi voleva bene. Corsi via e andai al campo di margherite. Ma feci in tempo a sentire una cosa che non capii mai. «Tutto il mio corpo vuole vomitare, Glauco, di nuovo»". Se sul colore non v'è dubbio, di che cosa profumano le margherite? Soltanto chi ne porta il nome, come un destino o una condanna, può cercare la risposta. Questa è la storia di Margherita, che si chiama come un fiore. E di sua sorella Bianca, che del colore di quel fiore porta il nome. La loro madre, Rachele, ha bianchi i ricordi, nel colore pallido di una luna lontana e in quello più sporco di mura manicomiali. Elsa, che le è amica, ha bianca la bandiera da stendere sulla vita, quasi che della sua spada piena di sogni fosse rimasta davvero soltanto un'impugnatura inerme. Ambientato fra gli anni Quaranta e Sessanta del secolo scorso, il libro che avete fra le mani parla di quattro donne e di una soltanto. Di amori, di fughe, di salvezze. Di un utero che cresce a nuova vita o nuova morte. Di una scelta. Di un fiore.