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L'immaginario sul futuro del lavoro è catastrofista: macchine che sostituiranno gli uomini, sistemi di automazione che stravolgeranno i processi, big data usati per controllare la produttività. Il futuro del lavoro è stato raccontato finora da una prospettiva di lotta tra uomo e macchina, una prospettiva maschile. Manca la narrazione di come il lavoro di domani inciderà sulle nostre vite, di come le persone gestiranno tempo e spazi, di come evolveranno le relazioni, le identità e i modi di cercare un impiego: manca una visione al femminile. Se c'è una cosa su cui tutti gli addetti ai lavori sono concordi è che le competenze che serviranno in futuro sono le soft skills, attitudini difficilmente replicabili dalle macchine, come la predisposizione alla soluzione dei problemi, la capacità di lavorare in gruppo, il saper puntare sulla comunicazione interpersonale, e ancora creatività, negoziazione, gestione delle aspettative, fiducia, condivisione. Questi sono gli asset dell'azienda del futuro e a ben guardare anche le caratteristiche che la letteratura manageriale riconosce al lavoro al femminile. Le donne - quando non fanno a gara coi maschi - sono più efficaci perché sanno far leva sulle competenze emotive e relazionali molto più degli uomini.