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Milano è una città pratica, spesso brutale, e la sua praticità si riflette nell'umorismo dei milanesi: denti stretti e stoccata facile. Dai primi anni sessanta - quando si stava preparando il boom e il tipico panorama milanese era il profilo di una fabbrica oltre una coltre di nebbia, quando la città era il punto di arrivo di chi non aveva più speranze e il motto era "produrre" - Milano ha alimentato la sua vena comica nei night club. Qui i saltimbanchi hanno importato il cabaret francese e lo hanno trasformato in un intrattenimento diretto e riconoscibile. Qui è nato il Derby Club, che ha visto affermarsi grandi genii comici e ha dato un porto sicuro ad alcuni tra i più efferati malavitosi italiani. Da Jannacci ad Abatantuono, passando per Cochi e Renato, Teocoli, Lella Costa, Aldo, Giovanni e Giacomo; dal seminterrato maleodorante e sinistro del Derby ai fasti dello Zelig; dai club alla televisione; dal cabaret alla stand-up comedy: una storia di vino, fabbriche, droga, poco di buono, nottate insonni e soprattutto comicità, attraverso più di trent'anni che hanno visto Milano cambiare, e con essa il suo modo di ridere.