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Come sottrarsi all'azione corrosiva di una crisi che attanaglia le coscienze e le immobilizza, inibendone le possibilità di pensiero e di azione? Dietro una stessa parola, si celano realtà differenti: vi è la crisi che attraversa i nostri mutamenti più profondi e ci interpella per le domande di senso che pone al mondo dell'educazione; vi è la crisi cupa e chiusa in sé stessa, che non ammette sbocchi né alternative e rischia di contagiare i nostri quotidiani gesti educativi. Non è possibile agire oggi, come educatori responsabili, senza spezzare l'incantesimo di una temporalità ridotta al silenzio, che precipita nei giochi dell'arbitrio e dell'assurdo. Sciogliere i "doppi legami", che tentano di ingabbiare il cammino dell'umanità e le sue più arricchenti tensioni, per favorire la promozione di prassi capaci di restituire respiro e orizzonte universale all'azione educativa: ecco il compito di una pedagogia della crisi, che non si risolva in crisi della pedagogia.