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Da quando Cristoforo Colombo approdò sull'isoletta di Guanahani, fra Eurasia e America si è instaurato un processo di reciproca osmosi: mentre il Vecchio Mondo proiettava sul Nuovo i propri miti e le proprie utopie, quest'ultimo si poneva quale segno di contraddizione rispetto alle civiltà tradizionali ancora basate su feudalesimo e intolleranza. Il saggio analizza le cause materiali, culturali e teologiche alla base dell'emergere degli Stati Uniti d'America quale superpotenza globale, esamina le radici dell'odio diffuso di cui sono vittima e traccia un quadro della missione alla quale essi sono chiamati: abbattere le vetuste sovranità etno-nazionali per costruire uno Stato mondiale fondato sui princìpi dell'economia di mercato e della democrazia liberale, unica forma di coesistenza in grado di tutelare l'uguale dignità di ogni individuo umano e di soddisfare la sete d'infinito che alberga nella sua natura.