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I racconti di Nasruddin a suo nipote sono i ricordi del nonno dell'autore - romano, classe 1922 - sull'imponente figura di George Ivanovitch Gurdjieff, il celebre filosofo armeno con cui iniziò la sua avventura spirituale a Parigi quando ancora era molto giovane. Successivamente, David Guidi ricevette da un maestro sufi iraniano il soprannome "Nasruddin", che volle mantenere gelosamente fino alla morte perché sentiva in esso racchiuso lo spirito autentico dell'insegnamento di Gurdjieff, che avrebbe dovuto trasmettere al suo ritorno in patria. Di quale spirito si tratta? A metà tra storia e leggenda Nasreddin è una figura favolistica vissuta durante il XIII secolo in Turchia. Moltissime tradizioni culturali portano i riferimenti a questa figura di maestro carismatico, incarnazione dell'archetipo universale dell'antieroe ricco di ambivalenze. Nel corso dei secoli le centinaia di storielle ed episodi a lui attribuiti hanno invitato i cercatori della verità a riconoscere che le nostre abitudini e le ferme convinzioni spesso servono solo a rassicurarci nella nostra precarietà esistenziale. Così, nella tradizione sufi Nasreddin indica colui che trascende le convenzioni del pensiero e dell'azione. L'uomo saggio che in questo modo cerca di risvegliare le coscienze. Gurdjieff amava citare liberamente il nome e le sentenze del saggio ed ha seguito lo stesso tipo di approccio, creando spesso sconcerto e scandalo nella mentalità borghese occidentale. Nel libro di Fabio Guidi, quindi, i lettori avranno il privilegio di comprendere meglio il pensiero di uno dei mistici e filosofi più noti del Novecento, attraverso le parole di chi lo conobbe personalmente.