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Il volume parte dalla consapevolezza che, per gli autori antichi e medievali, il prologo di un'opera serve a esporre a favore del lettore i principi metodologici che guidano il lavoro dello scrittore. In particolare, quando si ha a che fare con il commento a un libro biblico, il prologo esporrà le linee guida che si intendono individuare nel testo sacro. Ora, per i commentari latini del XII secolo al Cantico dei cantici, è possibile riconoscere in queste linee guida «figure di teologia», ossia modalità distinte (secondo l'autore, il suo contesto di formazione e di vita, i lettori a cui si rivolge) di accostarsi all'«oggetto Dio». Lo studio presente, dopo aver messo in luce l'ampia presenza dei commenti al Cantico nel XII secolo e la loro connessione con il passato, indaga tre filoni differenti di analisi: le letture mariane del poemetto biblico (Onorio di Autun, Ruperto di Deutz, Ugo di S. Vittore, Alano di Lilla); la ricerca cisterciense della perfezione dell'anima (Bernardo, Gilberto di Hoyland, Guglielmo di S. Thierry, Giovanni di Ford); altre letture che risentono della Scuola (ancora Onorio di Autune Riccardo di S. Vittore). Di ognuno di questi autori e del suo commentario viene studiata la proposta di teoogia come modo di addentrarsi in Dio facendone viva esperienza, e non solo come oggetto di studio filosofico/logico.