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"Erbe senza radici", scritto nel 1763, segnò l'esordio letterario dell'intellettuale Hiraga Gennai, figura particolarissima del XVIII secolo giapponese: samurai senza padrone, esperto di materia medica, discente dilettante di olandese, cinese e latino, inventore e studioso di elettrostatica e chimica. Le vicende del romanzo si sviluppano a cavallo di più mondi, tra Inferno, Paradiso, il Palazzo del re drago in fondo al mare e tra i flutti del fiume Sumida, a Edo, l'attuale Tokyo. La storia si apre con la morte per acqua di un attore di ruoli femminili del teatro kabuki e ne svela solo alla fine il mistero, raccontando nel mezzo l'inaspettato coming out del re degli Inferi, le origini del teatro kabuki e la festante atmosfera di Edo. Il tono è umoristico e l'intento satirico: bersaglio dell'autore sono i costumi del tempo, la corruzione dei samurai e del clero buddhista. A spuntarla è sempre l'uomo più umile, poiché i grandi si riempiono la bocca di parole ma a conti fatti non sono in grado di agire.