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Il volume rivaluta il conflitto, inteso non come ostilità o scontro tra soggetti, ma come capacità di incontrarsi contraddicendosi. Avviare un dialogo nel reciproco riconoscimento, basato sul confronto consente di mantenere la propria identità nella reciprocità. Contraddire l'altro, quindi, significa rivolgersi a lui sulla base della propria identità, mantenendola anche in dubbio, attraverso l'ascolto, il dialogo e la contraddizione. Tutti ingredienti che mettono sempre in pericolo la nostra immagine e l'eventuale costruzione dell'A(a)ltro. La teologia, allo stesso modo di Giacobbe allo Iabbok, è chiamata a misurarsi con quel Mistero vivente che, mentre attrae, inquieta. Dalla lotta costante con questo Altro la teologia esce zoppa, condannata a un passo incerto, a restare sempre in movimento per trovare un nuovo equilibrio. Questa è la sua condizione: confliggere con l'Altro perché l'irrequietezza si trasformi in autentica inquietudine.