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Sulla scia del grande teatro del mondo di impronta shakespeariana e calderoniana, Paul Claudel inventa, con il suo capolavoro teatrale Le Soulier de satin (1929), una drammaturgia inaudita. Inaudita per la sua lunghezza e per la vasta gamma di influenze che vi si possono riscontrare, tutte nascoste (o quasi) da un sapiente gioco intertestuale: dai numerosi riferimenti sulla sorte del continente europeo uscito dal primo conflitto mondiale alla seduzione per il teatro Nô e per l'universo sino-orientale, passando attraverso un forte sostrato religioso e autobiografico, la lettura della Bibbia e uno spiccato simbolismo fin de siècle.