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Nel Settecento si diffonde un nuovo modo di generare le immagini e un nuovo piacere nel farlo: torna il gusto della proiezione, unito a simulazioni di movimento, miraggi in trasparenza, illusioni nel buio. Il fantasma diventa il personaggio chiave di questa nuova forma del visibile e una figura del pensiero che spinge lo sguardo al di là dei propri confini. Il volume ripercorre alcune forme dell'apparizione, dalla fantasmagoria di Robertson, radicalmente ripensata da Francesco Casetti e oggetto delle precoci intuizioni di Tom Gunning, all'archeologia psichica della televisione proposta da Stefan Andriopoulos; Marina Warner e Mireille Berton riscoprono le sedute spiritiche della prima modernità e la loro dimensione mediale, mentre Dario Gamboni e Édouard Arnoldy collocano la fantasmagoria fra arte e idea. La linea che in questo modo si traccia arriva diretta al presente e alla sfida - solo apparentemente nuova - che il digitale lancia al nostro modo di vedere e vivere le immagini.