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Il significato verbale occupa fin dall'antichità un posto centrale nelle riflessioni sulla conoscenza umana: si tratta della parte del segno deputata a riferirsi alla realtà o all'esperienza umana nel suo complesso. Il dibattito sulle modalità di costituzione dei significati si collega quindi inestricabilmente con i temi relativi alla conoscenza e alla natura umana. La letteratura è oggi arricchita dai contributi delle scienze cognitive e delle neuroscienze, che tendono a ricollegare i significati verbali alle loro origini esperienziali e corporee. Il testo affronta tali problemi partendo da una prospettiva pluralistica per cui la realtà è complessa e conoscibile in una molteplicità di modi. La cognizione e la semiosi umane sono quindi fondate su una forma di creatività che permette di costruire liberamente schemi e poi significati che si adeguano alle diverse pratiche umane. Le lingue e i sistemi di segni umani permettono d'altra parte al pensiero di rivolgersi su sé stesso, di prendere coscienza delle sue stesse strutture, e di conseguenza di prenderne le distanze. Tali fenomeni caratterizzano l'ontogenesi del significato, che si presenta così come un terreno ideale per studiare i rapporti tra linguaggio, pensiero e realtà.