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Ambientata durante la guerra civile somala, iniziata negli anni Novanta del secolo scorso e ancora fonte di instabilità e insicurezza in tutto il paese, la trilogia di romanzi "Past Imperfect" (2003-2011) di Nuruddin Farah si colloca in un interregno dove, secondo la definizione gramsciana, «il vecchio non muore, il nuovo non può nascere» e «si verificano i fenomeni morbosi più svariati». L'analisi della trilogia consente quindi un'ampia riflessione che verte, da un lato, sulle complesse relazioni tra istituzioni post-coloniali e processi neo-coloniali e, dall'altro, sull'odierno campo di transizione e transazione tra critica della letteratura post-coloniale e critica della world literature.