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Quella di Nicola Rociola è poesia dell'oscurità del tempo. Poesia della solitudine, dell'abbandono, della malinconia, del pianto, della morte. La società che ci circonda vive nella più assoluta indifferenza, quella stessa indifferenza che per Antonio Gramsci era "la pena di morte della storia". Ognuno guarda davanti a sé senza comunicare, senza dialogare. È in questo stato d'animo che il libro prende forma e i versi sono un richiamo ai maestri di un tempo: Sandro Penna, Pier Paolo Pasolini, Dario Bellezza.