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Una storia che traccia un affresco sociale e politico dell'atletica italiana, senza rinunciare alla sua cifra agonistica. Le grandi epopee di Pietri, Frigerio, Beccali, Valla, Consolini, Dordoni, Berruti, Pamich, Mennea, Simeoni, Damilano, May, ecc. scorrono affianco al ruolo strategico giocato dalla FIDAL nel formare la classe dirigente dello sport nazionale durante il fascismo e nel secondo dopoguerra (Zauli, Saini, Stassano) e offrono una diversa chiave di lettura dell'"atletica-spettacolo" inventata da Primo Nebiolo e del caso doping di Alex Schwazer.