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Il poema di Domenico Tempio (1750-1821), scritto in dialetto siciliano, considerato dai critici un'opera di rilevante valore poetico, descrive la "rivoluzione" del ceto popolare povero e diseredato di Catania, afflitto dalla fame e dalla miseria, durante la carestia che si verificò nel 1798. In quest'opera il poeta si rivela persona colta, conoscitore del mondo classico, alle prese con il quartiere popolare di Catania (la "Civita") e i personaggi primitivi che lo animano. Il volume costituisce la prima traduzione del poema in lingua italiana e ha lo scopo di far uscire un lavoro meritevole dal ghetto del dialetto siciliano, nella speranza che ciò possa favorire l'interesse per quest'opera da parte di un più ampio numero di lettori e studiosi.