Tab Article
All'alba del 20 marzo 1731, un devastante terremoto colpì la città di Foggia, facendo sentire i suoi effetti su tutto il Mezzogiorno d'Italia. L'evento fu di tale intensità da permanere nella memoria collettiva sino ai giorni nostri, tanto da far ritenere il 1731 «l'anno zero» di Foggia, data in cui porre la nuova fondazione urbana. Per fronteggiare la crisi le autorità locali promossero l'espansione extra moenia della città e la costruzione dei nuovi «quartieri settecenteschi». Le cosiddette «baracche» risposero a criteri di insospettabile modernità, grazie al basso rapporto tra altezza della costruzione e larghezza stradale, alla realizzazione di murature a sacco rinforzate da diatoni, a coperture leggere costruite con i cosiddetti «carusielli». L'approccio interventista utilizzato in questa occasione fece emergere aspetti di particolare modernità del Regno di Napoli: lo Stato seppe distinguersi con provvedimenti che avrebbero fornito un significativo indirizzo nella gestione dei problemi di ricostruzione postsisma. La sciagura, come spesso accade, trasformò la disgrazia in «occasione» e l'evento disastroso, più ancora che immaginato «punizione divina per le colpe degli uomini», cominciò a essere studiato come fenomeno naturale. L'esperienza di Foggia del 1731 merita dunque di essere riletta con attenzione e con rinnovato interesse, in quanto in essa si individua la comparsa di quelle strategie originali che sono uno specchio del notevole livello raggiunto nel corso del Settecento dalla cultura edilizia borbonica. Grazie al taglio fortemente esecutivo e alla puntuale illustrazione degli algoritmi impiegati, l'opera è adatta a tutti i professionisti interessati a svolgere analisi di vulnerabilità sismica a scala territoriale. Essa è anche indirizzata ai corsi universitari in Ingegneria Civile, in Ingegneria Edile e in Architettura nelle discipline che trattano la valutazione strutturale dell'edificato storico.