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La gabbietta con dentro quattro teste di sardi, che ha penzolato per diciassette anni dalla Torre dell'Elefante in Castello a Cagliari, conteneva le teste di Jayme Artal de Castelvì marchese di Cea, di Silvestre Aymerich dei conti di Villamar, di Francisco Portuguès e di Francisco Cao, tutti accusati dalla corona di Spagna dell'assassinio di Manuel de los Cobos marchese di Camarassa e viceré di Sardegna, avvenuto nel mese di luglio del 1668. Silvestre Aymerich, insieme a sua moglie Francisca Zatrillas marchesa di Sietefuentes e vedova del marchese di Laconi, fu accusato anche dell'assassinio di Agustin de Castelvì marchese di Laconi, avvenuto un mese prima di quello del viceré Camarassa. Il pugno di ferro del viceré duca di san Germano che tali sentenze aveva emesso "per lesa maestà" fu in parte sconfessato dalla stessa Spagna che nel 1709 rese i beni confiscati all'erede Aymerich-Zatrillas riconoscendo che non c'era stato disprezzo dell'autorità regia. Ma intanto la sentenza aveva fatto scempio di numerose vite umane, di grandi patrimoni e di molte reputazioni. E aveva fermato il movimento politico dei sardi che chiedevano di partecipare al governo della loro terra...