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Terra Alta

  • Autore: Cercas Javier
  • Editore: Guanda
  • Isbn: 9788823526136
  • Categoria: Letterature straniere: testi
  • Numero pagine: 384
  • Data di Uscita: 02/07/2020
  • Collana: Narratori della Fenice
19,00 €
5
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Un crimine spaventoso sconvolge una quieta cittadina nel Sud della Catalogna: i proprietari dell'azienda più importante della zona, le Gráficas Adell, vengono trovati morti, con segni evidenti di feroci torture. Il caso è assegnato a Melchor Marín, giovane poliziotto e appassionato lettore, alle spalle un passato oscuro e un atto di eroismo quasi involontario, che lo ha fatto diventare la leggenda del corpo e lo ha costretto a lasciare Barcellona. Stabilitosi in questa piccola regione dal nome evocativo di Terra Alta, crede di aver seppellito l'odio e la voglia di riscatto sotto una vita felice, grazie all'amore di Olga, la bibliotecaria del paese, dalla quale ha avuto una figlia, Cosette. Lo stesso nome della figlia di Jean Valjean, il protagonista dei Miserabili , il suo romanzo preferito. L'indagine si dipana a ritmo serrato, coinvolgendo temi come il conflitto tra giustizia formale e giustizia sostanziale, tra rispetto della legge e legittimità della vendetta. Ma soprattutto Javier Cercas, l'autore di libri come "Soldati di Salamina", "Anatomia di un istante", "L'impostore", racconta l'epopea di un uomo solo che cerca il suo posto nel mondo, e per questo dovrà lottare e mettere a rischio tutto: i valori, gli affetti, la famiglia, la vita. Una narrazione di assoluta tensione psicologica e morale, che diventa romanzo totale.

1 Recensione

“Si chiamava Melchor perché la prima volta che sua madre l’aveva visto, appena uscito dal suo ventre e sgocciolante sangue, aveva esclamato fra i singhiozzi di gioia che sembrava un re magio. Sua madre si chiamava Rosario e faceva la puttana”. Ho conosciuto Cercas con “I soldati di Salamina”, l’ho apprezzato immensamente con “La velocità della luce” e “Le leggi della frontiera”. L’ho amato al limite dell’idolatria per “Anatomia di un istante” (forse uno dei migliori contributi storici della narrativa recente al tentato golpe di Tejero, vivisezionato e restituito praticamente in purezza). Quindi sono curiosa, ho per le mani la sua prima incursione nel thriller: è estate e l’estate, si sa, è gialla e calda, insomma… è la stagione sua. Così lo inizio e, ça va sans dire, mi cattura subito; gli elementi ci sono tutti: una città di provincia in una comarca sperduta della Catalogna, l’omicidio efferato del patriarca della potente famiglia di industriali locali e della moglie, il poliziotto dall’oscuro passato trasferito 4 anni prima da Barcellona, insomma tutto quello che serve per passare un paio di giorni in totale evasione, un bel giallone estivo da sorseggiare di sera in giardino o negli afosi meriggi assolati. E poi, però. E poi però ti rendi conto, TI RICORDI, che lui è Cercas, che ti ha preso per mano e, come un amante bugiardo, un picaro impenitente, ti ha coinvolto con seduzioni sottili di omicidi illustri e detective affascinanti, con quella narrazione muscolare che ti piace tanto, ma in realtà capisci che non stai leggendo un thriller da ombrellone, manco pe’ niente. Le pagine scorrono via veloci, sì, ma il senso, le descrizioni (alcune da lasciare a bocca aperta tanto sono da manuale), la definizione dei personaggi, ma soprattutto la corda tesa, sottile, di meta-letteratura, il riferimento costante ed esplicito, ai Miserabili di Hugo, la riflessione sulla giustizia, ti fanno risvegliare in mezzo a temi che poco o nulla hanno a che vedere con la narrativa di genere da cui prende le mosse. Quando realizzo che non c’è disappunto per questo “inganno”, ma solo il sottile piacere di essere stata sedotta nel mezzo di un thriller e abbandonata tra codici di geometrie esistenziali, mi lascio vincere dalle parole. Melchor è sia Jean Valjean che Javert, è vittima e carnefice, è colui che ti guarda dalle pagine del romanzo e ti sbatte in faccia la domanda ultima: e se la Giustizia Assoluta fosse la più assoluta delle ingiustizie? Chi ha letto I Miserabili troverà Terra Alta un corollario stupefacente al romanzo di Hugo; chi non l’ha (ancora) letto non potrà esimersi dal farlo due minuti dopo la parola fine, che, lo dico spudoratamente, mi ha colto tra i singhiozzi, con tutte le corde giuste debitamente scoperte e scorticate, ridotte a fili di nylon vibranti, nelle mani di quel picaro gentiluomo e farabutto che è Javier Cercas.

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