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Come dice Cortàzar, «nel combattimento che si scatena fra un testo appassionante e il lettore, il romanzo vince sempre ai punti, mentre il racconto deve vincere per knockout». Ed è forse nel racconto, scrive Bruno Arpaia nell'introduzione, «che Sepùlveda dà il meglio di sé, grazie al suo gusto per le immagini pennellate con estrema cura, alla sua capacità affabulatoria ed evocativa che gli permette di stilizzare con semplicità e leggerezza calviniane i personaggi e gli eventi più complessi. Avere sotto mano, in un unico volume, tutte le sue narrazioni brevi consente dunque al lettore di apprezzare ancora meglio queste sue virtù, viaggiando con maggiore comodità nei suoi microuniversi... negli scenari più remoti e diversi, dalla Patagonia al Nicaragua, da Amburgo al Cile, da Parigi a El Idilio, l'immaginario villaggio del Vecchio che leggeva romanzi d'amore. Percorrendo d'un fiato questi paesaggi, ci si renderà anche conto dell'evoluzione dell'autore cileno, fino ai racconti più recenti, in cui la voce di Luis Sepùlveda diviene inconfondibile e imperiosa come un marchio di fabbrica.»