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Gli stupri di massa e le violenze sessuali nei conflitti armati sono stati e sono tuttora una potente e strategica arma di guerra per terrorizzare e distruggere il nemico - o l"etnia" considerata 'nemica - violando, umiliando, annientando "le donne del nemico" e la comunità di appartenenza. Le autrici e gli autori del libro affrontano il tema con un approccio interdisciplinare e di genere. Solo dopo le guerre nella ex Jugoslavia e in Rwanda il reato viene definito "crimine contro l'umanità": nel libro si analizzano gli statuti e la giurisprudenza dei tribunali penali internazionali, dei sistemi regionali di tutela dei diritti umani e l'esperienza della Corte penale internazionale. Se ne ripercorre la storia fino alla "terrificante modernità" dell'oggi: dalle dominazioni coloniali al genocidio armeno, alle "marocchinate" e alle "mongolate" nell'Italia della Seconda Guerra Mondiale; e poi la ex Jugoslavia, il Rwanda, la Palestina, la Somalia, la Nigeria, l'India, la Birmania, il Darfur e le terre curde occupate dall'ISIS; l'America Latina. Ed anche gli "stupri di pace" ad opera delle cosiddette forze di peacekeeping. Si considerano le teorie scientifiche e di "senso comune", le conseguenze psico-sociali e sanitarie, le metafore nella storia dell'arte e delle immagini. Le iniziative di riscatto e di denuncia delle donne colpite e dei movimenti femministi. Prefazione di Annamaria Rivera. Introduzione di Isabella Peretti.