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Bruno Buozzi è stato uno dei maggiori protagonisti della storia d'Italia della prima metà del Novecento. La sua è la storia di una battaglia epocale, la stessa a cui gente umile e fiera quanto lui consacrò la propria vita in nome di un fortissimo senso di giustizia sociale. Prima di ogni cosa Buozzi fu un operaio, un uomo dalle origini modeste. Autodidatta, studiò rubando le ore al sonno e in breve riuscì ad affermarsi come leader sindacale. Pacato e tollerante, fu l'artefice di lotte operaie plateali e dirompenti come l'occupazione delle fabbriche. Convinto socialista, respinse la violenza come mezzo di lotta e abbracciò l'idea riformista della gradualità delle conquiste sociali. Tra i suoi primati si contano numerose conquiste sindacali, prima fra tutte la giornata lavorativa di 8 ore. Antifascista risoluto e coraggioso, tenace avversario di ogni estremismo politico, Buozzi era un socialdemocratico convinto che la democrazia dovesse essere in primo luogo nelle fabbriche. Quando perciò i nazisti lo assassinarono in una delle stragi più oscure del Secondo fine guerra, l'Italia libera e fondata sul lavoro non perse solo un uomo di grande esperienza sindacale e politica, ma uno dei suoi più importanti e generosi padri fondatori. Prefazione di Susanna Camusso.