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"Di buon mattino, il 9 ottobre 1979, cominciano a giungere, inattese ai loro destinatari, le 61 raccomandate" con cui la FIAT licenzia altrettanti lavoratori, accusandoli di aver fatto ricorso alla violenza durante un aspro decennio di conflitto industriale. Appare subito chiaro che, accanto ai 61 operai, offerti all'opinione pubblica come quinta colonna del terrorismo in fabbrica, sul banco degli imputati siede il conflitto collettivo e l'intero sindacato, oltre alle norme che limitano il potere dei datori nei luoghi di lavoro. La vicenda dei 61, il cui estenuante processo in questo libro scritto nel 1981 è raccontato con maestria da Giorgio Ghezzi, già membro del collegio di difesa del sindacato, costituisce, in realtà, "una lucida introduzione" alla sconfitta operaia dell'autunno 1980: una "svolta nel corso delle relazioni industriali" e, con essa, l'inizio di un lungo trentennio di restaurazione italiana che, a giudicare dai più recenti sviluppi del "caso FIAT", non è ancora concluso. Le lucide premonizioni, disseminate nel testo che oggi viene ripubblicato, rappresentano una ragione in più per frequentare, trent'anni dopo, un cruciale tornante di storia sindacale del nostro Paese.