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Con rigore scientifico e passione civile, nel volume si indaga sul ruolo dei media nella costruzione della figura, generalmente negativa, dell'immigrato, sempre e solo chiamato "clandestino", secondo una vulgata giornalistica che non gli riconosce altro status: migrante, immigrato, irregolare, richiedente asilo, profugo politico, rifugiato. Ben diversa è l'immagine che risulta negli ambienti scientifici, dalla ricerca sul campo, dai rapporti diretti con le comunità di stranieri in Italia. Ma la realtà conta poco quando la posta in gioco non è la credibilità scientifica ma la preziosa merce del consenso. Gran parte della stampa italiana ha acquisito un ruolo centrale nella definizione del clima di sospetto verso i nuovi arrivati, quando non addirittura di aperta xenofobia. Qualcosa che i meridionali migrati a Torino o Milano negli anni sessanta ben ricordano, quando erano sbattuti in prima pagina dai quotidiani come '"calabresi", "pugliesi" o "siciliani". Di Luzio si lancia in un coraggioso lavoro di ripristino della verità storica e di informazione, riportando alla memoria recenti avvenimenti di cronaca che hanno rappresentato pagine poco dignitose per l'informazione del nostro paese. Con un'intervista a Laura Boldrini. Postfazione di Oliviero Forti e Emilio Fabio Torsello.