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Le microstorie del vino, di una fotografia familiare, dell'amicizia in un quartiere del paese sono un affondo nella memoria. Nel richiamo di avvenimenti e di turbamenti, i racconti si distendono nella quiete dei ricordi e nel lento vortice del pensiero, del tempo e dello spazio di tutta una comunità locale. In questo doppio registro narrativo l'autore nasconde un gioco sottilmente ineffabile. Infatti il linguaggio delle memorie per gradi viene estromesso, asciugato e il lettore all'improvviso si ritrova in bilico nel presente del Paese. Senza passato e senza futuro. Solo di fronte alla tecnica, ai simulacri della verità e smagrito della cittadinanza del lavoro così come oggi è nel destino di moltitudini di persone. Nel corrente esilio dal tempo, l'autore indica la speranza di un imminente inizio in cui le persone colme di memoria e di diritti danno avvio alla propria esperienza temporale, l'unica ad avere dignità di narrazione. Un libro insolito in cui la contaminazione di più linguaggi apre nuovi significati del mondo e porge la fiducia della parola per il futuro nonostante le soverchianti retoriche del consumo e la perfezione del nulla della tecnica.