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E se la letteratura italiana includesse anche le traduzioni, il "Faust" accanto ai "Promessi sposi", "Così parlò Zarathustra" accanto a "Un uomo finito", l'"Opera da tre soldi" accanto a "Sei personaggi in cerca d'autore"? Attraverso la sociologia di Pierre Bourdieu si può leggere la storia letteraria nazionale in modo nuovo, considerando ogni traduzione come una presa di posizione nel campo di forze di chi fa la letteratura: scrittori, editori, traduttori, accademici e registi con le loro riviste, collane, cattedre e teatri. Le traiettorie italiane di Goethe, Büchner, Mann o Brecht dipendono, per tratti decisivi, da quelle di Giovita Scalvini, Giuseppe Antonio Borgese, Piero Gobetti, Paolo Grassi o Franco Fortini, ma anche di Le Monnier, Bompiani, Frassinelli o Einaudi. A partire dal caso della letteratura tedesca, sette studi affrontano altrettanti snodi della storia letteraria italiana, intrecciando ricostruzione storica e riflessione teorica: dalla diaspora europea dei romantici nel 1821 alla consacrazione del romanzo nel decennio delle traduzioni, fino ad arrivare al presente.