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Freud ha riconosciuto nell'inconscio la sede privilegiata degli oggetti contraddittori: dall'iniziale affermazione dell'assenza di contraddizioni (L'inconscio, in Metapsicologia, 1915) alla negazione di validità delle leggi logiche (Nuove lezioni, 1933), fino all'affermazione che l'inconscio è «il regno della non-logica» (Compendio di psicoanalisi, 1938). A partire da un confronto con il progetto teorico dello psicoanalista argentino Ignacio Matte Blanco, Enzo Melandri opera in questo libro una ricognizione epistemologica dei fondamenti della psicoanalisi, mostrando come nel modello di Freud la contraddizione sia in realtà una «metafora dinamica», simile all'uso rinvenibile nel pensiero di Marx. In un'indagine condotta con cannocchiale aristotelico, l'autore affronta i problemi dell'applicazione della matematica in psicologia, delle teorie infinitistiche di Dedekind e Cantor, della «riduzione» dell'inconscio a linguaggio.