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Con "Il piacere", pubblicato nel 1889, ha forse inizio il moderno romanzo italiano: con l'aristocratico Andrea Sperelli, "tuto impregnato d'arte", avido di piacere, il decadentismo dannunziano si contrappone frontalmente al verismo di Capuana e Verga. Ne "L'innocente" (1892), il protagonista Tullio Hermil racconta la propria storia di adultero impenitente che, riavvicinatosi alla moglie, scopre che lei ha in grembo il frutto di un unico tradimento. L'odio verso questa innocente creatura, che rappresenta l'infrangersi del suo crudele sogno di "essere costantemente infedele a una donna costantemente fedele", lo porterà all'assassinio. Altro personaggio decadente è il Giorgio Aurispa di "Trionfo della morte" (1894), nobile ereditario che tenta di fare della propria vita un'opera d'arte ma non riesce a liberarsi del male di vivere, che lo porterà al suicidio. "Il fuoco" (1900), infine, ha una sensuale Venezia come scenario dell'amore tra il poeta Stelio Efrena e l'attrice Foscarina: una relazione che ricorda quella tra il Vate ed Eleonora Duse.