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Il libro propone un'interpretazione di Verga che mette in relazione il suo essere cristiano nel privato con la "verità" dei suoi capolavori, da Nedda al Mastro-don Gesualdo e con al centro I Malavoglia. La netta e motivata opposizione alla dominante immagine di uno scrittore ateo e materialista si fonda su una rivisitazione di tutta l'opera, e sulla valorizzazione della religione della e nella famiglia consegnata alle lettere familiari. Il riesame puntuale della teoria dell'impersonalità, soprattutto relativamente al pensiero e ai sentimenti dei personaggi malavoglieschi, conferma da una prospettiva critica inedita che lo scrittore si colloca sempre e soltanto dalla parte dei buoni, degli umili e dei vinti.