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L'autore studia la fortuna di due traduzioni del poeta-scienziato Alessandro Marchetti (1633-1714): "Della natura delle cose" (basata sul "De rerum natura" di Lucrezio) e "l'Anacreonte" (basato sui carmi anacreontici). Furono condannate entrambe per il materialismo epicureo e per l'amore greco, come risulta dalla ricca documentazione inedita, pubblicata in appendice, che proviene dall'Archivio della Congregazione per la Dottrina della Fede, Città del Vaticano.