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La civiltà delle corti e la stampa creano un palcoscenico nel quale la letteratura si misura col pubblico intrecciando regola e variazione, decoro e licenza. La retorica della diffrazione propria del classicismo cinquecentesco si impone già nel Bembo tra il "De Aetna" e i primi "Asolani", matura nel "Cortegiano e nei suoi riflessi sul "Marescalco" dell'Aretino, promuove la fortuna dei temi satireschi nell'immaginario rinascimentale, in un fitto dialogo tra poesia e teatro, spiritualità e arti visive, dai carmi faunici bembiani al Tasso, dal Mantegna a Giulio Romano ai Carracci.