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L'infinito ci accompagna sin dall'antichità. Imparando a contare, l'uomo si rende conto che è possibile sommare numeri sempre più grandi, e l'operazione può essere ripetuta. È l'inizio di un viaggio affascinante i cui protagonisti sono scienziati, artisti e filosofi. Non mancano episodi drammatici: nel 1600 Giordano Bruno muore sul rogo come eretico per aver sostenuto che l'Universo è infinito; agli inizi del Novecento il matematico Georg Cantor, dopo aver rivelato la ricchezza e la bellezza dell'infinito matematico, paga il suo successo con la depressione e la follia. Trinh Xuan Thuan ripercorre le tappe della relazione multiforme tra l'uomo e l'infinito, seguendo il filo conduttore che lega i motivi geometrici dell'Alhambra di Granada, le simmetrie di Escher, i racconti fantastici di Borges e le geometrie non euclidee. Ed è proprio con gli sviluppi della geometria di fine Ottocento che l'attenzione si concentra sul luogo che più di ogni altro potrebbe rappresentare la manifestazione per eccellenza dell'infinito: l'Universo. Le scoperte degli ultimi decenni hanno portato gli scienziati a ipotizzare l'esistenza di universi "paralleli", dando al termine "infinito" un senso nuovo.