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Pubblicato nel 1947, questo libro è un classico delle utopie del Novecento. Attraverso una rilettura della tradizione socialista, anarchica e marxista, Buber propone un'alternativa radicale fra lo stato - accentrato, burocratico, totalitario per vocazione - e la comunità, dialogica, decentrata, in sé già sovversiva. Dinanzi al pericolo di un illimitato potere planetario, una sorta di stato mondiale, viene indicato nel kibbutz, nella comune ebraica, il sentiero impervio di un socialismo anarchico e federalista che esplori e inventi gli infiniti modi in cui comunità autonome e autogestite possano dar luogo a una «comunità di comunità».