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"Rimbaud è oggi il mito di Rimbaud" e come tale acquista il dono rischioso di tutte le metamorfosi. Il commento alla sua opera ha dato vita a un vero e proprio "genere letterario", raggiungendo proporzioni tali da ossessionare tanti lettori. La posterità prova d'istinto il bisogno di venerarlo e abbraccia senza esitazione la sua causa, in tutti i conflitti che lo hanno visto, vivente, contro i filistei. Tuttavia Rimbaud sembra non offrire alcun valore, nemmeno sovvertito. Il consenso lo soffoca più della censura aperta. Se la presente testomazia fosse intesa solo come un tratto riepilogativo delle interpretazioni, come storia della "fortuna", si limiterebbe a parlare del poeta. Mentre Rimbaud è diventato il caso che non attende risoluzioni, l'evento che è solo degno di questione. L'incursione fra i suoi maggiori interpreti connazionali, contenuta in questo libro, vorrebbe essere una semplice offerta di orizzonti, una libera intavolatura di testi, un poliedrico e polifonico racconto-interpretazione, equidistante tanto dal resoconto filologico quanto dalla narrazione eccedente.