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«Sono racconti, questi, di un italiano che è anche siriano e che, per parlare di sé, si sente obbligato a correre lontano in un "suo" mondo arabo. Lontano dall'Italia e in un mondo descritto con toni sufficientemente onirici perché sia lontano da un troppo vero e concreto mondo arabo contemporaneo. Non si pensi, però, che si tratti, allora, di qualcosa di falso. No. Si tratta del mondo mentale, molto reale e, a mio avviso, spesso molto bello, di un giovane musulmano, tanto italiano che siriano, al contempo né pienamente italiano né pienamente siriano, con la sua poesia, i suoi dolori, i suoi giudizi e i suoi desiderata. Questo credo sia il principale pregio di quanto è qui contenuto.» (Dalla Introduzione di Vittorio Robiati Bendaud)