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Questo libro intende rileggere in una prospettiva interdisciplinare coniugando l'analisi storico-artistica con l'interpretazione filosofica e sociologica - una delle vicende più appassionanti del XX secolo costituita dal noto fenomeno delle avanguardie artistiche (Espressionismo, Cubismo, Futurismo, Astrattismo, Dadaismo, Surrealismo...). La storia delle avanguardie si è declinata nel Novecento dagli inizi del secolo fino agli anni Trenta, ma la loro presenza estetica ed ideale non solo è proseguita in senso forte per almeno due decenni posteriori, cioè fino agli Cinquanta, ma è restata assai viva - nonostante i riflussi indifferenti dell'età postmoderna - anche nell'arte successiva in un percorso che giunge ai giorni nostri. Attraverso il loro rifiuto più o meno radicale dei valori delle società esistenti e dell'arte del passato, nonché tramite la ricerca e la sperimentazione di nuove forme e tecniche espressive, le avanguardie rigettarono romanticamente le regole della classicità. Le istituzioni e il pubblico restarono sconcertati e gridarono allo scandalo. Tuttavia è bene non dimenticare che tali avanguardie non sono state solo un fenomeno estetico, bensì anche, nella loro globalità, qualcosa di più ampio e profondo, nella misura in cui si impegnarono (ora a livello stilistico e formale, ora a livello ideologico e contenutistico) nella ricerca di uno spazio non inquinato dalla miseria morale del proprio tempo.