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Alla fine degli anni '70 l'Italia vive un passaggio cruciale. Non solo politico e sociale, ma anche (e soprattutto) mediatico e culturale. È negli anni del "riflusso" che infatti si realizza lo storico "passaggio di testimone" tra il cinema, fino ad allora principale medium di riferimento popolare, e la televisione. Un passaggio che riflette un periodo di grande confusione, ma in cui si ravvisa un'inconsueta libertà espressiva. In tal senso l'analisi degli esordi di un artista intermediale come Salvatore Piscicelli, capace di mescolare varie discipline e far dialogare diversi medium, ne mette in evidenza tutte le contraddizioni, ma anche le grandi possibilità. Un'operazione sperimentale determinante per comprendere il .nuovo cinema napoletano.