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Tre donne di differenti generazioni parlano delle cose che amano, del mondo che abitano, del Sud in cui sono nate, dell'Italia in cui vivono, del paese che vorrebbero. Dialogano sul teatro, sulla scrittura, sulla politica, sul lavoro, sulla mafia, sulla 'ndrangheta, sulla camorra. Ripercorrono il profilo di paesaggi violati da una speculazione edilizia che sembra non concedere scampo allo sguardo che cerca bellezza. Spesso invano. Raccontano passioni che, qualche volta, si trasformano in ossessioni. Narrano del femminismo, delle sue stagioni, delle parole che ha usato, delle pratiche che ha inaugurato, della libertà che ha conquistato. Parlano di quel nido insidioso di ragione e sentimenti, passioni e tenerezza che è la famiglia. E lo fanno rompendo quell'ormai impossibile confine tra pubblico e privato che tante ipocrisie ed esclusioni ha alimentato.