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Benessere è un vissuto, ma riguarda più il come che il cosa. Qualsiasi tentativo di rilevare indici oggettivi di benessere è destinato a fallire, perché a un identico fare possono associarsi vissuti opposti. Il benessere è sì soggettivo, però è legato a fattori sociali, in quanto la soggettività è il modo personale con cui si assume l'ambiente di vita. E una simile radice culturale conferma che lo "star bene" implica una costellazione di significati, preferenze e stili di vita. Da un lato, il benessere è un valore sociale condiviso cui tutti aspirano; dall'altro, per molte persone esso pare coincidere con condotte minacciose (abuso di alcol, disordini alimentari ecc.). Una tensione che spesso sfocia in drammatiche sfide esistenziali. Il mondo occidentale è pieno di adolescenti e giovani che si sforzano di essere ciò che si deve essere: affermati e felici. E un fallimento su questa strada segnata rischia di trasformarsi in una perdita totale. Prendendo le distanze dal "dovere di felicità", gli autori propongono invece una polifonia del benessere nella quale sono ben percepibili le diverse voci che narrano aspetti specifici e dimensioni magari periferiche di condizioni però sempre squisitamente umane.