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"Menzogna e sortilegio" (1948), romanzo-archetipo della poetica morantiana, a sessant'anni dalla sua uscita trova finalmente risposta coerente e articolata al grande mistero che da sempre lo accompagna. Amato e odiato dalla critica, è stato oggetto di interpretazioni discordanti: "esercizio di razionalismo raffinato", oppure "autentico prodotto dell'irrazionale"; esempio del "realismo sociale", oppure viaggio "nel regno onirico della fiaba e dell'inconscio". In molti hanno tentato di decifrare il suo enigma, che ruota intorno a un'ambientazione spazio-temporale dai toni volutamente ambigui, sulla quale "tanti occhi si sono aguzzati" "come se si trattasse di un rebus" (Garboli). Questo studio accompagna il lettore tra gli archetipi e i simboli di un'opera affascinante e segreta, la cui comprensione getta nuova luce sull'intera produzione artistica di una delle voci più alte del Novecento europeo.