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Il volume rende disponibile in traduzione italiana un classico del pensiero politico e del diritto internazionale. In Mare liberum, unico capitolo all'epoca pubblicato (1609) della più ampia opera De iure praedae, Grozio sostiene che il mare, a differenza della terra, è libero per natura e non può essere soggetto a nessuna forma di proprietà o di sovranità. Per argomentare questa tesi l'Olandese sviluppa i primi elementi della sua dottrina del diritto delle genti e avanza una teoria non contrattuale della nascita della proprietà privata. La sua pubblicazione fu «a shot heard around the world» e da allora non ha cessato di alimentare, nel corso dei secoli, intensi dibattiti. Dal Mare clausum di John Selden al Nomos della terra di Carl Schmitt, Mare liberum ha costituito un termine di confronto nella nascita, nello sviluppo e nella crisi dello ius publicum europaeum.