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Nel 1798 Coleridge collocava lo schiavo nel cuore della "Rime of the Ancyent Marinere", ma 'solo' come una figura retorica, praticamente invisibile. Due secoli dopo, la figura dello schiavo deportato dall'Africa alle Americhe non è più solo espediente retorico e diventa 'personaggio' dei testi letterari che riscrivono l'Atlantico nero. E tuttavia, se ora lo schiavo ha acquistato visibilità, è molto spesso soltanto in quanto fantasma. Il fantasma è metaforizzazione ricorrente nello spazio culturale diasporico e post-diasporico. Questo studio offre una riflessione sulla presenza della particolare figurazione del fantasma della schiavitù che emerge nei testi presi in esame.