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Durante il periodo vicereale spagnolo, Napoli dimostra la sua vitalità culturale anche nel campo antiquario, ponendosi al livello di una "capitale culturale" europea del tempo. Il collezionismo di antichità, analizzato attraverso le fonti letterarie e archivistiche, evidenzia un saldo legame con il ceto togato, frequentatore dei tribunali e detentore degli uffici burocratici. Si dispiega così il successivo modificarsi del collezionismo antiquario come fenomeno sociale, dalle premesse rinascimentali intorno alla corte aragonese, al momento del passaggio all'Impero di Carlo V, quando diviene segno della fedeltà alla corona e simbolo dell'ascesa del ceto togato ai ranghi della nobiltà.