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Il volume offre una panoramica delle diverse prospettive attraverso cui le relazioni tra arte e città possono essere indagate, scegliendo l'esperienza torinese come caso a suo modo paradigmatico. L'ultimo quindicennio è stato interpretato da molti osservatori, soprattutto esterni alla città, come l'âge d'or del rilancio urbano di Torino, dopo la lunga - e non ancora conclusa transizione post-fordista che ha permesso a molte energie represse di dispiegarsi con maggior vigore che nel recente passato. Non si tratta dell'ennesima narrazione - autocelebrativa o autocritica, poco importa - della trasformazione di Torino, bensì di un tentativo di gettare luce su un segmento, quello della produzione artistica del "contemporaneo", che occupa un posto non irrilevante nella società e nell'economia torinese e che nell'immaginario collettivo si è candidato a "guidare" la fuoriuscita della città dal fordismo della città-fabbrica, coi suoi ritmi e i suoi rituali collettivi.