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Il rapporto tra popolazioni già residenti e popolazioni straniere, a seguito dei processi migratori, è da sempre oggetto di un dibattito acceso. Tra le diverse nozioni utili a interpretarlo, l'integrazione si è gradualmente affermata come concetto-ponte tra l'ambito della ricerca sociale e quello delle politiche pubbliche. La sua crescente centralità discorsiva riflette i rischi di un'inflazione lessicale difficile da controllare, ma segnala anche le opportunità di una visione articolata e multi-dimensionale della dialettica tra maggioranza e minoranze all'interno delle società europee. Per un verso, l'idea di integrazione non sempre poggia su un significato preciso o condiviso e viene spesso evocata in toni prescrittivi o in termini unilaterali. Per un altro, la sfida che ne deriva per la ricerca sociale sta nel distinguere gli elementi di continuità e di innovazione apportati da questo concetto nel dibattito contemporaneo, nella possibilità di ricondurlo a un insieme di significati rilevanti per il governo dei fenomeni migratori, nell'apprezzarne le implicazioni per la teoria delle migrazioni e per quella sociale. Il volume si propone di rispondere in chiave sociologica a queste sfide. Ne emerge una lettura "integrata" tesa a coniugare la riflessione sull'integrazione degli immigrati, la costruzione di un insieme esaustivo di indicatori e le possibilità di applicare, in sede empirica, le istanze sollevate in ambito teorico e metodologico.